4 novembre: oggi per l’Italia lo celebra chi racconta che “l’Amor di Patria era una truffa” (da Barbadillo.it)

1392912514b[1]E’ il 4 novembre e francamente, ascoltando stamattina la rassegna stampa alla radio, mi aspettavo qualcosa di diverso. Ma forse per alcuni – direi anzi molti – questo qui è il modo giusto di celebrare l’anniversario della Vittoria, nel centenario della Grande Guerra:

(Da il Velino.it) Martedì 4 novembre, anniversario dell’Armistizio, il film di Ermanno Olmi “Torneranno i prati” sarà proiettato in contemporanea in quasi 100 Paesi. L’evento speciale prevede un’unica proiezione organizzata dalle Ambasciate, dai Consolati e dagli Istituti di Cultura italiani all’Estero e interesserà, con la collaborazione del Ministero della Difesa, anche i contingenti di pace italiani in Afghanistan, Kosovo e Libano. Per motivi di salute Ermanno Olmi non è presente alla conferenza stampa di Roma. In un videomessaggio da Milano, dov’è ricoverato, il Maestro dice: “Noi abbiamo compiuto un grande tradimento nei confronti di quei giovani, milioni di civili, morti in quella guerra. Non abbiamo spiegato loro perché sono morti. Con loro non si può barare. Li abbiamo traditi. Adesso celebriamo il Centenario, con fanfare, bandiere e discorsi. L’ipocrisia diventa vigliaccheria se non sciogliamo il tradimento, restando in quella fascia neutrale che è già tradimento. Mi auguro che questa celebrazione del Centenario con alcune riflessioni sul tradimento trovi in noi un motivo per chiedere scusa. Ai giovani veniva detto di mostrare l’amor patrio e quei ragazzi ci avevano creduto. Sono stati inutilmente sacrificati all’arroganza dei potenti. Ogni guerra nasce sempre per il potere e la ricchezza di pochi. Oggi l’idea di patria si è disciolta, l’amor patrio non esiste più, però quei ragazzi ci avevano creduto. Ma era una grande bugia, una grande truffa”.

Di tutte queste chiacchiere, l’unico elemento d’interesse è il paradossale appello “a una riflessione sul tradimento”.

Lo raccolgo malvolentieri, pensando al tradimento che queste parole rappresentano verso  le speranze, gli atti di eroismo, gli ideali per i quali sono morti tanti giovani italiani, e che si celebrano oggi 4 novembre 2014.

Secondo quanto spiega in un’intervista il regista Olmi, queste cose gliele ha raccontate suo padre.

Il fratello di mio nonno, Aspirante Ufficiale Umberto Vattani – Medaglia d’Argento al Valor Militare – non mi ha potuto raccontare nulla, perché è morto sul fronte a diciannove anni. Ma io stranamente, certe cose le ho capite lo stesso.

E allora per quanto mi riguarda, oggi preferisco sentire parlare quel giovane, il cui sangue è simile al mio, e si è espresso con le sue azioni, invece che con le chiacchiere.

Dal sito del Comune di Pofi (FR):

Umberto Vattani  Nasce a Pofi, il 9 maggio 1898, figlio di Achille e Geltrude Cristofari. Frequenta il liceo nel collegio Conti Gentili ad Alatri. Ottiene la licenza liceale in due anni e si iscrive all’Università degli studi di Roma all’indirizzo di legge. Nell’Aprile del ’17, viene arruolato alle armi e ammesso al Corso per Allievi Ufficiali.

Nel Settembre dello stesso anno, deve abbandonare il corso, presso la caserma di Caserta, perché assegnato al 59° reggimento di fanteria. Pochi giorni dopo il suo arrivo in linea di combattimento, la situazione si complica, ed incomincia, cosi, il ripiegamento di tutto il fronte, e con coraggio e gran determinazione difese la ritirata del suo reggimento durante la grave sconfitta di Caporetto. Qualche mese più tardi, i soldati sopravvissuti giungono a Monferrato, Umberto indebolito per la battaglia e preoccupato per il futuro dell’Italia, nei brevi momenti di tregua volge il suo pensiero alla famiglia lontana.

Ed è proprio il 21 novembre, alla vigilia della sua morte, che scrive al padre: “In ballo sono le sorti d’Italia e dell’intesa quindi nessuna paura, nessun timore deve trattenere l’animo dal compiere in ogni momento il proprio dovere al costo del più gran sacrificio che è quello della vita”.

Purtroppo il giorno seguente, 22 novembre 1917, cade nel combattimento di Monfenera. Il suo reggimento fu additato alla riconoscenza della nazione, ed egli fu decorato con medaglia d’argento (Bollettino militare 1°aprile 1919) con la seguente dichiarazione: “Vattani Umberto, aspirante ufficiale del 59°reggiomento fanteria da Pofi. Si mantenne col proprio plotone sulle posizioni assegnategli, e nonostante le ingenti perdite, con mirabile esempio di ardimento e sprezzo del pericolo resistette ostinatamente ai furiosi attacchi nemici ed incitò all’estrema resistenza i pochi superstiti. Cadde colpito a morte in una lotta corpo a corpo”.

Le sue spoglie mortali riposarono nel Cimitero civile di Cervaso (Asolo), località vicina a Monfenera, fino al Giugno del 1924, quando per volontà del fratello, Dott. Mario Vattani, Vice Console d’Italia, furono recapitate nel paese natale, Pofi, nella tomba di famiglia.

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